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Porteur

Porteur – La stampa

LA NUOVA – «.... Al clou dello spettacolo si è assistito nel secondo tempo, quando Dimitri ha presentato Porteur, un vero pezzo di bravura e di raffinata comicità. Sulla scena è uno stralunato portabagagli che non resiste alla tentazione di curiosare nelle valigie depositate nel proprio carrello. Con meraviglia sempre rinnovata il porteur pesca una varietà di strumenti, improvvisandosi fantasioso musicista. Gli effetti comici sono quelli del surreale e dell'assurdo, della leggereza e della originalità delle reazioni, dell'abilità reale di musicista: come quando riesce a suonare contemporaneamente, con l'aiuto di un trepiede, quattro sassofoni. Per quasi due ore Dimitri ha divertito il pubblico, dimostrando la validità dell'alta scuola della clowerie e di un teatro che con pochi oggetti e poche parole si trasforma in piccolo gioiello di poesia.» (Roberta Sanna)

IL GIORNO – «... È in scena... giacca chiara abbondante, calzoni neri troppo corti, calzini rossi, babbucce; grosse sopracciglia nere «a cunetta» sotto cui mette in resta un nasone «a ventola» e spalanca sorrisi larghissimi su denti pellegrini. Gioca con le labbra per ritrovare tutte le angolazioni possibili delle antiche maschere d'argilla: le annoda, come fossero d'elastico, le stira e tiene immobili come tavoletta; o aperta «a otto coricato», o abbassate a mezzaluna, o quadre, o «balistiche» per sparar palline; le piega in sorrisi a V; le storce «a curva pericolosa»; a tratti vi appende una lingua irrequieta, scarlatta, dispettosa; o le protende tremule di commozione. Dà la stura a una miniera di trovate innescando nella sua speciale clownerie, apparentemente elementare e di fatto finissima, una «drammaturgia naive» fatta di poche sillabe, filastrocche vocaliche e inciampi nel linguaggio internazionale della gag visuale non parlata. ....Lui, indeciso tra l'adulto e il bambino, tra candore, buaggine e intelligenza al neon, è uno svagato dall'allusività abile e secca, che sceglie per complice la dinamica dell'imprevisto. Dimitri è leggero e fortissimo. E leggera e fortissima è la sua arte di far ridere la gente. Gli piacerebbe riuscire a far piangere e ridere nello stesso tempo - succede nella realtà, no? - ma in scena, chi c'è riuscito, prima ? Intanto dà al pubblico gioia, arte, poesia.» (Vivì Farnè Gallisay)

LE QUOTIDIEN DE LA CÔTE – «Clown, poète, habile jongleur, équilibriste, musicien étonnant, mime, Dimitri use d'un riche éventail pour nous maintenir sous le charme, tout au long d'un spectacle émouvant et poétique. Son monde à lui c'est celui du silence, de la beauté, de la solitude exprimée sur scène par le biais de multiples et subtiles facéties. Dimitri joue avec tous les objets qui lui tombent sous la main. Perpétuellement étonné de tout, sous son masque blanc de mime, le voici troubadour pleurant sur sa guitare.... Mais vite, Dimitri, au fond des yeux duquel brille une éternelle lueur d'enfant, revient à ses jongleries, ses excentricités jamais appuyées, qui sont là pour nous ouvrir les portes d'u univers lunaire, où humour rime avec poésie. (jlg)

LE COURRIER – «L'homme se glisse entre les silences. D'une présence, d'une couleur, d'un son, il tire des petits contes magiques. Ses facéties poétiques. Personnage lunaire, bien sûr, mais surtout frère de ce petit Prince solitaire sur sa planète. Na!if. Alors il dessine pour le plaisir et le rire des autres. Son coup de mime est d'une extrême précision, d'une finesse constante. Sa maîtrise de l'espace et du temps, totale. Et le clown est tout seul. Sans batterie ni bruyant faire-valoir. Avec seulement beaucoup de modestie. Et les poches pleines de talent et de musique. Lui nous prête son nuage comme un gosse son jouet. En souriant. Lui, c'est Dimitri. Un poète qui d'une sensibilité délicate a fait un métier, d'une fibre poétique intense, un perpétuel désir d'émerveillement.



 
Foto (color): Yves Burdet
 

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